A Siracusa si trova un edificio dove gli dèi non hanno mai smesso di guardare il mare

A Siracusa, tra le mura del Duomo di Ortigia, vive ancora il tempio di Atena: un faro di pietra che ha sfidato il tempo e la fede.

20 dicembre 2025 18:00
A Siracusa si trova un edificio dove gli dèi non hanno mai smesso di guardare il mare - Foto: Verity Cridland/Wikipedia
Foto: Verity Cridland/Wikipedia
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Ci sono luoghi che, anche senza parlare, raccontano secoli di civiltà. Nel cuore di Siracusa, tra i vicoli dell’isola di Ortigia, sorge un edificio che sembra una cattedrale come tante, ma le sue pietre custodiscono un passato che affonda nel mito. Sotto quelle mura, c’è un tempio dedicato ad Atena, la dea della saggezza, eretto quasi 2500 anni fa. Ed è incredibile pensare che, a distanza di millenni, lo spirito di quella divinità continui a vivere nello stesso spazio, solo con un volto diverso.

Quando la città parlava con gli dèi

Il Tempio di Atena fu costruito nel 480 a.C., in un momento di grande prosperità per la città greca di Siracusa. La leggenda narra che fu il tiranno Gelone, vittorioso nella battaglia di Imera, a volerne la costruzione per ringraziare la dea della saggezza e della guerra strategica. Il tempio si innalzava con le sue imponenti colonne doriche, un vero capolavoro dell’architettura sacra del suo tempo.
Chi arrivava dal mare lo vedeva da lontano, perché la luce del sole si rifletteva sui fregi e sulle statue dorate che ne decoravano il frontone. Era un segnale di potenza e devozione: un faro di pietra che testimoniava la grandezza di Siracusa, allora tra le città più ricche e influenti del Mediterraneo.

Dal tempio alla cattedrale

Con il passare dei secoli, il tempio cambiò volto ma non anima. I Romani ne rispettarono la struttura, i Bizantini lo trasformarono in chiesa cristiana, gli Arabi in moschea, e infine i Normanni lo consacrarono come Duomo di Siracusa, intitolato a Santa Lucia. Ma se si osserva con attenzione la facciata attuale, le colonne doriche originali sono ancora lì, perfettamente visibili e integrate nelle mura perimetrali. È una fusione straordinaria tra il sacro greco e quello cristiano, dove le epoche non si cancellano ma si abbracciano.
Entrare oggi nella cattedrale significa, in realtà, camminare dentro un tempio greco sopravvissuto al tempo: un luogo dove la fede ha solo cambiato nome.

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